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- LA GRANDE GUERRA

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Pubblicato da in Cronaca ·
Tags: VivereVeneto

27/06/2014 di BESTSILVIO


La Grande Guerra: un altro approccio….


di Benedikter Von Den Bergen

cimitero di guerra


A proposito della gloriosa guerra del 15-18, combattuta dai valorosi soldati italiani con sommo spirito di sacrificio e totale patriottica abnegazione, spesso, quel che appare ovvio, non è per niente reale, perché la realtà vera, a volte, è talmente sorprendente da non poterci credere.

Che la prima guerra mondiale fosse un affare sporco, come pochi altri, lo sapevano bene quelli che si son visti costretti a parteciparvi, a soffrire, a morire.  La “vittoria zoppa” di una guerra costata sofferenze indicibili, suonava male a tutti.  Gli italiani del dopoguerra hanno dovuto per forza trovarle una giustificazione patriotticache, seppure poco plausibile, era indispensabile per sopportare una condizione di vita talmente degradata che definire catastrofica sarebbe stato ancora poco.  L’illusione del patriottismo e il miraggio di un grande condottiero, avrebbero risollevato le sorti di un popolo privato di ogni speranza.

Fu così che i Veneti, come per incanto, divennero improvvisamente gli indomiti patrioti difensori del Grappa, del Pasubio e del Piave, tramandando ai posteri le gesta eroiche dei salvatori della patria italiana, dimenticando tutto ciò che era successo come se non fosse mai accaduto. Da una necessità sociale è nata l’epopea dell’alpino impavido e ardito, immagine ben diversa dalla realtà di poveri contadini, pacifici, spauriti e affamati, scaraventati in un inferno senza sapere perché e senza possibilità d’uscita.

Oggi potremmo valutare i fatti con maggiore obiettività se non fosse che certe motivazioni nelle scelte di allora sono, nostro malgrado, riproposte tali e quali seppure con diverse modalità e le spine di allora pungono e feriscono oggi più di ieri. Nonostante sia trascorso un secolo, ci troviamo nelle medesime condizioni dei nostri nonni, pervasi da falsità e oppressione, ma con l’ordine tassativo di “pensare ad altro”, di fingere un mondo diverso, costretti a credere che le cose non stanno come sono realmente ma come vogliono farci credere che stiano.

Valutando le cronache del primo decennio del ’900 sul territorio veneto, appare verosimile inquadrare i fatti bellici del 15-18 come una esigenza dello stato italiano volta più a sedare e sottomettere le riottose province venete da poco italianizzate, che non alla conquista dei nuovi territori i quali, è bene ricordarlo, da sempre facenti parte dello stato austriaco e non, come la Venezia, territori autonomi sotto giurisdizione austriaca.  L’Italia era ben conscia della differenza e s’era visto pure in occasione della guerra del 1866, quando il Garibaldi, vittorioso alle porte di Trento, dovette retrocedere con il famoso “obbedisco!”.

Ormai tutti sono al corrente della proposta austriaca con la quale, pur di non aprire un nuovo fronte a sud, era disposta a cedere i territori di Trento e Trieste all’Italia, in cambio della neutralità, ed essendo per l’Italia, la “liberazione” delle due città, scopo e finalità ufficiale della guerra, non si spiega e non si capisce perché si sia sobbarcata un onere per lei insostenibile, per conseguire un risultato che avrebbe potuto ottene senza muovere un dito!

Ma il motivo c’era eccome!

Ripassando i giornali di inizio secolo, appare evidente che nelle Terre Venete le cose non andavano per il giusto verso!  Era tutto un susseguirsi di proteste, manifestazioni, insurrezioni, con conseguenti repressioni, rappresaglie, massacri, imprigionamenti, confische.

Gli “anni ruggenti” che fremevano in tutta Europa parevano portare un vento nuovo, favorevole ad una riscossa dell’indipendentismo veneto che vedeva l’Italia, già WW1-3in difficoltà venendo da 15 anni di guerra feroce nelle regioni del sud, versare in condizioni disastrate dopo le catastrofiche imprese belliche in Africa e nel Mediterraneo. Pareva a molti che non avrebbe superato il frangente e si sarebbe in qualche modo disgregata offrendo l’occasione agli stati preunitari di risorgere.  La fiscalità aveva raggiunto livelli insopportabili e la popolazione veneta, ridotta alla fame dal sistema impositivo e repressivo italiano, era sull’orlo della deflagrazione!

Alcuni leader veneti si stavano facendo strada e pareva che davvero mancasse poco ad un evento risolutivo che accendesse le polveri dell’insurrezione verso la liberazione.  Pareva mancasse un niente!

Ed invece, è scoppiata la guerra! Mobilitazione generale. Militarizzazione del territorio veneto. Divieto di assembramenti. Legge marziale! Confische su larga scala!

La condotta della guerra da parte italiana spiega molte cose circa le reali intenzioni dei politici romani ai quali, più che colpire gli Austriaci, interessava “dare una lezione” ai poveri disgraziati ridotti sotto al loro comando.  Come proclamavano allora re, generali e ministri: fatta l’Italia si dovevano fare gli italiani!

Una guerra con tattiche assurde finalizzata al massacro delle proprie truppe per “educarle”.

Le scene assurde viste nel film “Uomini contro” sono successe veramente!  I soldati “austriaci” parlavano veneto e urlavano agli italiani di non farsi ammazzare!!!  le decimazioni erano pratica usuale come lo erano gli assalti impossibili ripetuti fino all’ultimo uomo, o i plotoni di carabinieri che sparavano alle ultime file per indurli ad avanzare.  Una carneficina assurda e inspiegabile.

Ma non solo, e veniamo al punto centrale della questione. Negli anni della guerra è stato possibile portare avanti con estrema efficacia e senza alcun disturbo il piano di pulizia etnica nelle Terre Venete iniziato nel 1870 e mai sospeso. Interi paesi, non interessati alle operazioni del fronte, con azioni militari (e pertanto segrete!) sono stati completamente svuotati della popolazione civile, procedendo con la fucilazione immediata di chi opponeva resistenza.  Decine di migliaia di Veneti strappati con la forza dalle loro abitazioni e abbandonati in numerosi “campi profughi” disseminati tra Calabria, Sicilia, Campania, Puglia. Abbandonati a sé stessi con poche possibilità di sopravvivenza, senza mezzi, nell’assoluta impossibilità di poter far ritorno alle proprie case.

Questa “operazione” non figura ufficialmente da nessuna parte.  Ovvio!  E’ difficile credere che uno stato possa comportarsi in maniera così barbara a danno dei propri cittadini, è stato sufficiente far sparire ogni riferimento ed è come nulla fosse accaduto.  Ma!  Purtroppo per loro, sono rimaste le prove. Prove inconfutabili alla portata di chiunque: è sufficiente una ricerca di cognomi tipicamente veneti attraverso i siti specializzati;  e poi chiedersi come si spieghi la presenza di così numerosi Veneti nelle regioni del profondo sud. Ebbene, sono i discendenti dei sopravvissuti alla deportazione del 15-18!  Persone inermi gettate in luoghi impervi, abitati da gente che parla lingue incomprensibili, ridotte nella più nera miseria. Un inferno forse più terribile di chi pativa il terrore del fronte.


E’ comprensibile se di quelle vicende siano rimaste ben poche memorie nei protagonisti, ed è un dovere per noi commemorare quei nostri fratelli martiri della Patria, vittime di uno stato feroce, senza pietà e senz’anima, avido del possesso, sprezzante della dignità, causa di immani sofferenze.

Una breve considerazione finale : le condizioni attuali sono MOLTO simili alle condizioni di inizio XX° secolo.  Come allora, fame e miseria.  Oppressione di uno stato incapace a risolvere i problemi.  Malcontento nella popolazione.  Venti di novità e di speranza che giungono da lontano.    Movimenti indipendentisti in attività….




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